Preziose officinali d’Oriente

Dal continente asiatico sono originarie moltissime piante officinali presenti nella odierna tradizione erboristica europea.

Alcune sono conosciute in Europa sin dai tempi antichi ed utilizzate già da greci e romani per la cura ed il benessere della persona. Altre sono frutto degli scambi commerciali sulla via della Seta e delle Spezia, per lungo tempo le principali vie di accesso di beni pregiati provenienti dall’Oriente. Altre ancora si sono diffuse in tempi piuttosto recenti ed il loro consumo è spesso soggetto a mode passeggere.

Possiamo ad esempio citare:

  • il Cinnamomo (nome probabilmente riferito alla famiglia di appartenenza), riportato da Erodoto di Alicarnasso nella seconda metà del V secolo a.C.
  • il Rabarbaro, la cui provenienza fu svelata nel XIII°secolo dal mercante veneziano Marco Polo nei suoi viaggi
  • la Camelia da tè, di cui per primo parlò in occidente il geografo ed ambasciatore della Repubblica Serenissima Giovanni Battista Ramusio, nel 1559

Proprio su quest’ultima pianta vogliamo fare alcune riflessioni.

Il tè: origini e virtù

Il tè è una bevanda che si ottiene dall’infusione di gemme apicali, foglie e talvolta rametti di diversi varietali di Camellia sinensis.

La pianta sembrerebbe originaria dall’area geografica corrispondente all’incirca con la moderna regione cinese dello Yunnan, ma la sua coltivazione ha avuto una vastissima diffusione, in tutto il mondo.

Sembra che storicamente l’infuso di tè fosse utilizzato nei monasteri buddisti in preparazione delle pratiche meditative, ma che poi l’utilizzo si sia ampliato dalla sfera spirituale a molti aspetti di quella civile.

Il gusto e le esigenze delle popolazioni incontrate hanno dato vita ad una stratificazione di esperienze e conoscenze sulla pianta, che hanno originato cultivar, tipologie di tè e modalità di degustazione molto diverse tra loro: un po’ quello che è accaduto qui in Italia con il vino.

Oggi il tè è diffuso e apprezzato in tutto il mondo come bevanda sociale e di piacere, dalle preziose caratteristiche organolettiche.

Nei prodotti erboristici la pianta viene utilizzata per un supporto al fisiologico drenaggio dei liquidi ed equilibrio del peso corporeo, per una normale funzionalità intestinale, come tonico in caso di stanchezza fisica e mentale e come antiossidante.

Un perfetto esempio di complessità: il tè Pu’er

Quando parliamo di stratificazione di esperienze, ci riferiamo alla tradizione di coltivazione ed utilizzo portata avanti da generazioni di uomini e donne, in una determinata area geografica nel corso del tempo, che ha originato un prodotto tipico e ben riconoscibile.

Troviamo un esempio nel tè Pu’er coltivato tra le montagne dello Yunnan, la cui lavorazione tradizionale ha origini antichissime. Tra i processi per arrivare a questo tè, una fermentazione ad opera di microrganismi conferisce alle foglie una complessità chimica difficilmente riscontrabile in altre piante, con caratteristiche organolettiche e salutistiche peculiari. Un po’ come avviene per il mosto d’Uva quando viene trasformato in vino.

Qualche anno fa la lavorazione del Pu’er è stata protetta da un disciplinare, a riconoscimento e tutela del processo di produzione.

Il mondo del tè: una grande fonte di ispirazione

La scoperta della profondità e della complessità portata avanti tradizionalmente nel campo del tè ci ha profondamente colpiti e ci ha aperto prospettive erboristiche inaspettate.

Ci ha mostrato le potenzialità di lavorazioni più articolate rispetto a quanto avviene per buona parte delle altre piante officinali.

E ci ha permesso di instaurare preziose relazioni con moltre altre persone appassionate di tè: produttori, studiosi, cultori e curiosi con cui condividere preziosi assaggi.